31 gennaio 1932. Ingresso parrocchiale del neo Prevosto. E’ una splendida giornata di sole. Alle 13,30 si ammassa molta gente dinnanzi alla canonica dell’Annunziata [in Torino]. Sono i parrocchiani che vogliono dare l’ultimo addio al loro vicecurato. Alle 14 Don Giovanni Bosio, cappellano della Confraternita di Alpignano e il Sig. Eugenio Berardi segretario politico del luogo, giungono in auto da Alpignano per ossequiare il neo Prevosto e accompagnarlo alla sua nuova parrocchia. Si parte: una colonna di 12 macchine e 3 torpedoni, in tutto 115 persone. Alle 14,30 arrivo in piazza Littorio [oggi piazza Caduti]. Vengono subito presentate le autorità. Si sale alla cappella per rendere un riverente omaggio ai Caduti in guerra. Bimbi recitano poesie e offrono fiori. Il Commissario Prefettizio Comm. Stefano Ceppi porge il benvenuto a nome della popolazione; risponde il neo Prevosto. Le principali vie del paese sono addobbate con archi di drappi rossi. Il corteo s’incolonna verso la parrocchia. Sulla piazza vi è un’auto ferma. E’ il venerando Mons. Agostino Oliva, vicario di Pianezza, carico di anni e di acciacchi, che vuole, almeno dalla macchina salutare il neo Prevosto.
Inizia così il lungo percorso pastorale del teol. Giovanni Vitrotti in Alpignano: durerà 36 anni, in tempi difficili e tormentati, poi, più lieti e sereni. Giovanni Alfredo Giuseppe, secondogenito e unico figlio maschio di Ernesto Vitrotti (militare di carriera) e Lucia Bosco, nacque a Torino (San Salvario) il 3 aprile 1893; aveva tre sorelle: Anna nata nel 1888, Pia Ernestina nata nel 1902 – diventerà suora delle Immacolatine di Ivrea – e Giulia nata nel 1908. Dopo le elementari, frequentate presso i Rosminiani, Giovanni s’iscrisse a ragioneria diplomandosi nel 1912. Poco dopo fu assunto presso una ditta di articoli sanitari di Torino come impiegato contabile; ricorderà che: «ritiravo la bella somma di lire 3.500 ogni mese per le paghe dei dipendenti». Rimarrà due anni.
Nel 1914 entrò in seminario, ma la guerra era alle porte. Chiamato alle armi, fu assegnato a un distaccamento di fanteria per l’addestramento, stanziato a Bardonecchia. Colpito da una seria infezione polmonare, nel dicembre 1915, venne ricoverato presso l’Ospedale Militare di Torino. Dopo un breve periodo trascorso ad Alpignano, nel maggio 1916 fu inviato al fronte col 161° rgt fanteria, dislocato sull’altipiano di Asiago. Il 19 giugno successivo – antivigilia del giorno13dedicato alla Consolata, patrona di Torino – fu ferito gravemente a una spalla e al torace da schegge di “shrapnell” (proiettile a frammentazione). Dopo un lungo periodo di degenza – le condizioni miglioreranno, ma un polmone rimarrà lesionato per sempre – fece un voto alla Madonna promettendo che: «Se mi farà la grazia della salvezza, dedicherò la mia vita al sacerdozio», contrariamente a quanto desiderato dal padre. In futuro ricorderà che, oltre alla grazia, contribuì alla sua salvezza il busto ortopedico che indossava a protezione della schiena, regalatogli dal suo datore di lavoro. Dichiarato inabile alle “fatiche di guerra” non ritornò al fronte, ma assegnato come scritturale a un ufficio di comando. Nel 1919 rientrò in seminario a Giaveno, poi, passò a quello di Chieri.
Il 10 maggio 1921 si laureò in teologia e il 29 giugno fu ordinato sacerdote nella cappella del Seminario di Torino dal vescovo ausiliare mons. Costanzo Castrale. Dopo un breve periodo trascorso, nel seminario stesso, come assistente dei chierici, nel 1922 venne nominato vicecurato presso la parrocchia di Nole (San Vincenzo Martire), dove darà vita al Circolo Giovanile cattolico “San Vito”. Grazie al suo impegno, nell’ottobre 1924, fu “promosso” vicecurato della parrocchia dell’Annunziata a Torino. Qui il giovane sacerdote ebbe modo di far valere le proprie doti organizzative, come l’oratorio frequentato da ben 150 ragazzi e l’Unione dei Catechisti, da lui introdotta.
Nel 1931, l’arcivescovo di Torino lo nominò parroco di Alpignano, dicendogli: «in quella parrocchia è tutto spento, cerchi di portare un po’ di fuoco». La nostra parrocchia era economicamente carica di debiti che assommavano a oltre 44.000 lire. Ricorda che: «Furono i primi sette anni, gli anni eroici, dei sacrifici più grandi, delle imprese più dure; tuttavia anche allora si cominciò a costruire oltre che a riparare». Nel 1934 furono ricavate le aule catechistiche nella navata di sinistra della chiesa, nel 1936 venne eretta la cappella del cimitero col sepolcreto dei parroci e un anno dopo furono apportate importanti riparazioni al campanile con traslazione dell’orologio dall’ultimo piano a quello attuale.
La guerra rallentò il ritmo delle opere, ma non le fermò. Nel 1941 fu eretto il prezioso altare di marmo della Madonna con una spesa di lire 54.000; nel 1943, dopo considerevoli lavori, furono ultimate le dorature all’interno della parrocchia; seguirono interventi di restauro su arredi lignei e nel 1945 furono compiute significative riparazioni alla chiesa di Santa Maria del Ponte e alla chiesa di San Sebastiano. Durante la seconda guerra mondiale, don Vitrotti visse con i suoi parrocchiani, e non solo, tutte le ore più buie del conflitto e dell’occupazione tedesca. Chi aveva bisogno bussa alla canonica certo di essere aiutato; da lui i “dieci martiri” del Maiolo ebbero gli ultimi conforti religiosi; cercò di mitigare, per quanto poteva, la “furia nazista” e infine sarà lui a chiedere la resa del presidio germanico a nome dei partigiani. Con la pace iniziò la ricostruzione in un clima “inquieto e di bisogno”. Nel 1946 allestì, in alcune stanze della casa parrocchiale, quella che sarà la “Casa di Riposo per la Vecchiaia”. Nel 1947, proseguendo nel suo intento, acquistò la villa di Emma Borelli Massarani «al prezzo di favore di un milione di lire». Nel 1950 fu ultimato il grande teatro dell’oratorio, iniziato nel 1921, ed eretto l’altare del Sacro Cuore. L’anno precedente fece decorare e restaurare la volta della chiesa parrocchiale; tra il 1951 e 1952 l’interno sarà arricchito con graffiti alle pareti e alle colonne, che avranno le basi in marmo. Tre anni dopo verrà restaurata e abbellita la facciata con mosaici appositamente studiati e nel 1956 la facciata della chiesa di Santa Maria del Ponte sarà ornata con un bel mosaico. Dopo tre anni di lavori sarà ultimata la “Casa di Riposo” che, il 10 agosto 1959, ospiterà i primi nove “poveri anziani”. La lunga serie di lavori non era ancora finita: nel 1961 si pose la prima pietra della nuova chiesa dell’Annunziata (terminata tre anni dopo); negli anni successivi verranno ultimate in San Martino quelle “opere” sia d’ammodernamento, come l’impianto di riscaldamento, sia d’abbellimento, come il pavimento marmoreo del presbitero e il nuovo organo per la Cantoria. Venne ripreso l’aggiornamento del grande schedario dei parrocchiani, iniziato nel ’33 e furono istituite: “L’Unione Uomini di Azione Cattolica”, la “Società di San Vincenzo de Paoli”, la Filodrammatica “S. Martino” e le Scholæ Cantorum.
Il 30 luglio 1968 «avendo superato il 75° anno, ossequente alla disposizione del Concilio, presento spontaneamente le mie dimissioni da parroco di Alpignano, con lettera al Cardinale Arcivescovo Michele Pellegrino».
Inoltre don Vitrotti chiese all’Arcivescovo:
Il permesso di andare a stabilirmi nella chiesa dell’Annunziata, ma egli non consente, perché ha intenzione di erigere quella chiesa a parrocchia e di destinarvi un sacerdote giovane. Allora ho deciso di ritirarmi nella Casa di Riposo di Alpignano, facendo vita comune, povero con poveri, vecchio con vecchi. Avrò così la possibilità di curare meglio la casa, avendo più tempo. Resterò così ancora con voi. Anzi, se torna gradito al nuovo Parroco, potrò aiutare a udire le confessioni, visitare gli infermi, fare il catechismo. Vi andrò ancora a trovare a casa e voi potrete venire a trovare me nella Casa di Riposo. Il Cardinale, certamente manderà a questa parrocchia un sacerdote fra i migliori. Ricordate che ogni sacerdote ha un proprio stile, ha pregi e difetti. Vi raccomando perciò caldamente di favorirlo e di aiutarlo in tutto, affinché in breve possa prendere conoscenza di persone e usanze e dirigere la parrocchia nel migliore dei modi.
Il 1° dicembre 1968 (foto a lato) prese possesso della nostra parrocchia don Domenico Allemandi, a lui il teol. Vitrotti augurò di «imitarlo, in un punto solo, e cioè di godere sempre buona salute». Il teol. Giovanni Vitrotti morì il 10 settembre 1974 all’ospedale Cottolengo di Torino e fu sepolto nella cappella dei parroci di Alpignano – 1° Ampliamento –Il 7 maggio 1995, a 50 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, il Comune pose presso l’oratorio di San Martino una lapide che “Ricorda Don Giovanni Vitrotti […] con gli stessi sentimenti di riconoscenza che furono espressi alla fine della guerra: il Comitato di Liberazione, la Giunta Municipale […] un vivo ringraziamento per l’opera svolta a favore dei volontari della libertà e della popolazione alpignanese durante il periodo dell’oppressione”.