Guido TALLONE, fratello maggiore di Alberto, nacque a Bergamo l’11 maggio 1894. Figlio d’arte seguì fin dalla giovinezza i corsi del padre Cesare all’Accademia delle Belle Arti di Brera. Nel 1915, allo scoppio della guerra, dovette interrompere gli studi e fu inviato al fronte. Alla fine della Grande Guerra ritornò a Milano e riprese gli studi di pittura (ritratti e paesaggi in particolare). Nel 1923 espose per la prima volta alla mostra annuale della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente. Due anni dopo vinse il premio Monza per un ritratto femminile e nel ’26 espose, per la sua prima “personale”, alla Galleria Pesaro ricevendo gli elogi del pittore Antonio Mancini (1852 – 1930). Dal 1930 al 1948 partecipò regolarmente alla Biennale di Venezia. Dopo la seconda guerra mondiale lavorò a Milano. Di temperamento “irrequieto, estroso e imprevedibile”, prese a girare l’Europa (Parigi, Berlino, Madrid), l’America e l’Oriente facendo posare davanti al suo cavalletto illustri personaggi come Arturo Toscanini e il Kronprinz Guglielmo di Germania e Prussia in esilio. Colpito da una grave paralisi nel 1957, reagì “a furia di volontà” imparando a dipingere con la mano sinistra. La casa materna di Alpignano, luogo di quiete e riposo fra un viaggio e l’altro, divenne col tempo una più stabile dimora. Gli alpignanesi si abituarono a vederlo arrancare sempre più faticosamente per le vie del paese, spesso con il suo largo “Panama” in testa.
Guido Tallone morì il 30 settembre 1967. Scriveva Giampiero Cupia «Muta è rimasta la sua locomotiva, ferrea testimone delle sue fantasie». Era un grande appassionato di ferrovie.
È sepolto nella tomba di famiglia nel nostro cimitero, con i suoi antenati Jaquet, TarizzoBorgialli e Tango – Vecchio cimitero tomba n° 38 –